San Giuseppe non ama soltanto i figliuoli docili ed innocenti, ma pure i prodighi e i traviati. Infatti, pur favorendo le anime sante per avvantaggiarle nella perfezione, non lascia di mostrare le proprie tenerezze paterne verso i poveri peccatori. Eccone un famoso e antico esempio. Il primo e il più grande scrittore delle glorie di San Giuseppe fu un padre dell’Ordine di San Domenico, detto l’Isolano. Egli scrisse la Somma di San Giuseppe. Al capitolo decimo della quarta parte della usa Somma, egli narra come nella città di Venezia vi fosse un gentiluomo, il quale veniva la pia usanza di pregare ogni giorni davanti a un’immagine di san Giuseppe dipinta sopra un muro; ma, intanto, poca o nessuna cura mostrava della vera devozione che deve avere ogni cristiano, che consiste nell’osservanza della Legge di Dio. Cadde infermo, con gran pericolo della salvezza temporale e eterna. Ma, per sua buona fortuna, venne San Giuseppe, suo medico celeste, a portagli la medicina. Infatti l’infermo con i suoi propri occhi vide entrare nella sua stanza una persona del tutto somigliantissima a quella immagine da lui salutata ogni giorno. E il medico celeste gli ottenne che, quasi attraversato da un repentino raggio di luce, egli concepisse una chiara conoscenza dei propri peccati, nei quali era vissuto fino allora insensibilmente. Ne provò un orrore altissimo, accompagnato da pari sentimento di vera contrizione e subito volle farne una intera Confessione. Ma la grazia più singolare che gli fece il suo benigno avvocato fu che nel momento in cui il sacerdote finì di dargli la santa assoluzione, il fortunato penitente rende l’anima al suo Creatore, portata, come piamente si crede, dalle mani di san Giuseppe.
Proposito: fare una buona Confessione, affidandosi specialmente alla protezione di San Giuseppe con la seguente giaculatoria: “Fate, o San Giuseppe, che la nostra vita scorra senza peccato e sia sempre sicura sotto il vostro patrocinio” (Beato Bartolo Longo)
(dal Messalino “La mia Messa: La Messa di ogni giorno”, Anno XII Vol. I, Frigento (AV), Casa Mariana Editrice, 2017, cit., pp. 387-388)