Siamo agli inizi del 1400. Roma era devastata da guerre, odi e tentativi di pace, quando Lorenzo Panziani, il marito di Santa Francesca Romana, durante la battaglia di Ponte Molle venne gravemente ferito. Fu trasportato a casa e l’annuncio della sciagura portò alla casa disperazione, lamenti e lacrime. Solo la Santa, pur straziata nell’intimo, seppe conservare una calma veramente cristiana. Nell’intimo aveva già perdonato chi aveva tentato di ucciderlo. Palluzzo però, il fratello di Lorenzo, venne fatto prigioniero, e fu chiesto alla santa in riscatto il figlio primogenito. Santa Francesca a questa notizia divenne pallida e muta. Una battaglia crudelissima si scatenò nella sua anima: cedere il figlio le riusciva impossibile, rifiutarlo significava il sacrificio del cognato. Allora trasse a sé il piccolo Battista e fuggirono come fossero inseguiti. Ma, alla fine, come un’altra Addolorata, salì fino al colle romano per l’olocausto. Nel popolo passò un brivido quando vide quella donna santa recare con le sue stesse mani la vittima, e restò atterrito dal coraggio. Consegnato il figlio, la madre desolata si recò con sforzo immenso fino ai piedi di Maria: là parlò alla Dolorosa, madre a Madre. In una dolorante implorazione, guardava con gli occhi fissi verso l’antica icona della Madonna. Il suo cuore era ai piedi della Croce, accanto a Maria, il suo spirito era polarizzato in una supplica ardente. E il Signore intervenne con un prodigio: il cavallo su cui era posto il piccolo Battista non si muoveva; si presero altri cavalli, ma non c’era cavallo che voleva muoversi. Il truce governatore non osò allora andare contro forze misteriose e decise di restituire il piccolo alla mamma. Il dolore provato da Santa Francesca non fu che un pallido riflesso di ciò che provò la Madonna quando le fu tolto il suo Gesù, il quale era tutto l’amore della sua vita e il più amabile tra i figli. Ella offrì l’innocente Figlio per la salvezza di noi peccatori.
Proposito: dedicare un po’ di tempo per riflettere sui dolori della Vergine Addolorata.
(dal Messalino “La mia Messa: La Messa di ogni giorno”, Anno XI Vol. I, Frigento (AV), Casa Mariana Editrice, 2016, cit., pp. 369-370)