I miracoli ottenuti da Santa Chiara sono molteplici ma oggi vogliamo parlarvi di uno molto particolare: il miracolo eucaristico avvenuto nel 1240 narrato da Tommaso da Celano nella Leggenda di Santa Chiara Vergine .[1]
Assisi era sotto l’attacco dei Saraceni, cioè dei musulmani, e le loro armate erano riuscite a penetrate nel chiostro di San Damiano. Santa Chiara con amore ardente e le lacrime agli occhi si rivolse al Suo Sposo, il Re dei Re, per domandare protezione contro quel popolo senza Dio che nei luoghi assaliti, non solo facevano razzia di beni materiali, ma oltraggiavano le donne sin da bambine. Santa Chiara ottenne da Dio la grazia della loro salvezza e della città di Assisi: la Santa, con grande ardore, preso il cofanetto di argento e avorio dove era custodita la Santissima Eucaristia, andò incontro ai suoi nemici che fuggirono via senza fare ritorno. Di seguito riportiamo il testo delle Fonti Francescane.
“21. Piace a questo punto raccontare i portenti delle sue orazioni, con altrettanta aderenza alla verità quanto sono degni di venerazione. In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l’impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell’ ira. Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l’esercito si avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini. Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com’è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d’argento racchiusa nell’avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi.
22. E tutta prostrata in preghiera al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: «Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare». Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia: «Io vi custodirò sempre!». «Mio Signore – aggiunse – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta». E Cristo a lei: «Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione». Allora la vergine, sollevando il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: «Vi dò garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!». Né vi fu ritardo: subito l’audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e, abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati dalla forza di colei che pregava. E subito Chiara ammonisce quelle che avevano udito la voce di cui sopra ho parlato, dicendo loro severamente: «Guardatevi bene, in tutti i modi, dal manifestare a qualcuno quella voce finché io sono in vita, figlie carissime».”
Che questo episodio rimanga ben impresso nella nostra mente e nei nostri cuori, Dio può tutto e nel momento del bisogno Egli è pronto a venirci incontro appena chiediamo il Suo aiuto in tutte le nostre necessità , “Chiedete e vi sarà dato” (Matteo 7,7).
Un altro insegnamento che possiamo trarre da questo episodio della vita di Santa Chiara è l’amore e la riverenza che si deve avere verso Dio. Molto spesso oggi si invoca illecitamente la povertà francescana nei riguardi degli arredi liturgici (candelieri, calici, pianete…) ma, ahimè, quanta ignoranza! San Francesco stesso, come molti altri santi che vivevano nella povertà (come il Santo Curato d’Ars), pretendeva questa ricchezza, che non ha nulla a che vedere con lo sfarzo del mondo che è fine a se stesso, ma, poiché Dio è Re, a Lui deve essere riconosciuto ogni bene, sia materiale che spirituale, deve essere riconosciuta la sua Regalità, anche con i beni esteriori poiché noi non siamo Angeli e siamo fatti anche di materia. Un chiaro esempio ci viene anche dall’arte sacra sempre attenta ai minimi particolari sin dai primi secoli del Cristianesimo! E ciò ci è stato insegnato dallo stesso Gesù Cristo quando lasciò lavarsi i piedi con il nardo (un unguento costassimo che ancora oggi, sebbene il suo prezzo sia decimato, è molto caro) e farsi asciugare dai capelli della peccatrice, solo Giuda Escariota si indignò, poiché secondo lui quei soldi erano stati spesi inutilmente quando potevano essere usati per i poveri, come si sa, Giuda Escariota era il tesoriere e non di rado rubava dalla cassa comune, ciò sia di monito a tutti quei cristiani che si indignano davanti alla gloria che si da Dio con gli arredi sacri e alle riverenze e poi sprecano i propri averi dietro alle frivolezze e al peccato, mancando così di carità a Dio e al prossimo.