“Epifania” nella lingua greca significa “manifestazione” e la Liturgia celebra oggi un momento del Natale particolarmente significativo: la manifestazione di Cristo neonato ai Magi venuti da lontano, che, non essendo ebrei, rappresentano tutte le genti. Allora, l’umanità era distinta dal punto di vista religioso in Ebrei e Pagani. Agli occhi di Dio l’umanità è una sola famiglia, ugualmente amata e ugualmente redenta. Già i profeti della Bibbia avevano annunziato la volontà divina di universale salvezza (I Lettura): i popoli accorreranno a Gerusalemme, città di Dio, simbolo dell’unità della fede, esprimendo con doni la riconoscenza all’unico Signore di tutti. L’Epifania non è il ricordo di un fatto lontano, ma un mistero e una realtà presente e operante in tutti i tempi. Gli apostoli di Cristo (II Lettura), la Chiesa, hanno il mandato e il dovere di predicare il Vangelo in tutto il mondo per far conoscere il mistero dell’amore salvifico e universale di Dio, che si è manifestato in Cristo. L’episodio evangelico, in cui Erode tenta di sopprimere il Bambino di Betlemme, ci ricorda che il cammino di Dio nel mondo è contrastato, ma inarrestabile.
Più di due miliardi di uomini, per varie ragioni, non hanno ancora conosciuto o accolto il Redentore; la Chiesa, per natura sua missionaria, vuole che tutti i suoi figli, riconoscenti per il dono della fede, abbiano la viva coscienza della loro responsabilità di fronte al mondo e li invita a collaborare con la preghiera e l’azione per diffondere la conoscenza e l’amore di Dio e del suo Cristo fino agli estremi confini della terra.