Impressione delle Stimmate di San Francesco

Il 17 Settembre di ogni anno, secondo il calendario serafico in uso tra i religiosi Francescani, ricorre la festa dell’Impressione delle stimmate di San Francesco. Sul monte della Verna, in Toscana, per meravigliosa grazia di Dio, furono impresse nelle mani, nei piedi e nel costato di San Francesco D’Assisi, fondatore dell’Ordine dei Minori, le stimmate di Cristo. San Bonaventura da Bagnoregio, uno dei più autorevoli biografi del Santo, scrive che la visione del Serafico sulla Verna lasciò nel cuore del Santo “un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò impressi nella sua carne. Subito, infatti, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire segni di chiodi, come quelli che poco prima aveva osservato nell’immagine dell’Uomo crocifisso. Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano nella parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all’indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne. Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca”. Il primo biografo del Santo, il beato Tommaso da Celano, nella sua Vita del beato Francesco (Vita prima), sosteneva che “era meraviglioso scorgere al centro delle mani e dei piedi del Poverello d’Assisi non i fori dei chiodi, ma i chiodi medesimi formati di carne dal color del ferro e il costato incorporato dal sangue.  E quelle stimmate di martirio non incutevano timore a nessuno, bensì conferivano decoro e ornamento, come pietruzze nere in un pavimento candido”.  Il beato Tommaso da Celano, afferma anche che “a comprovare l’autenticità di questo miracolo stupendo e incontestabile ci sono non soltanto testimonianze, assolutamente degne di fede, di coloro che videro e toccarono, ma anche le ammirabili apparizioni e i prodigi, che rifulsero dopo la morte del Santo”. Tra questi figura papa Gregorio IX che, prima di canonizzare il Poverello d’Assisi, nutriva qualche dubbio sulla realtà della ferita del costato. Ecco ciò che gli accadde: “Una notte, come lo stesso glorioso presule raccontava tra le lacrime, gli apparve in sogno il beato Francesco che, con volto piuttosto severo, lo rimproverò per quelle esitazioni e, alzando bene il braccio destro, scoprì la ferita e gli chiese una fila, per raccogliere il sangue zampillante che fluiva dal costato. Il Sommo Pontefice, in visione, porse la fiala richiesta e la vide riempirsi fino all’orlo di sangue vivo. Da allora egli si infiammò di grandissima devozione e ferventissimo zelo per quel sacro miracolo, al punto da non riuscire a sopportare che qualcuno osasse, nella sua superbia e presunzione, misconoscere la realtà di quei segni fulgentissimi, sempre rimproverarlo duramente”.

(dal Messalino “La mia Messa: La Messa di ogni giorno”, Anno X vol. III, Frigento (AV), Casa Mariana Editrice, 2016,cit., pp. 404-406)

Novena a San Francesco